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CONNESSI ALLA VITA

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Vangelo secondo Giovanni 20,1-9

 

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesú amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!" Uscí allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse piú veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa.

A causa dei suoi propri limiti, la mente può solo darci delle risposte riduttive. Per essa, la nostra identità è l'io, e la vita è qualcosa che abbiamo. Finché rimaniamo identificati con la mente e vogliamo capire la realtà unicamente attraverso la ragione, non possiamo superare l'inganno.

Tutto viene modificato, però, non appena usciamo dal modello mentale del conoscere: la realtà non appare piú come una somma di oggetti separati -la separazione è infatti un'illusione prodotta dalla mente-, per mostrarsi come il dispiegarsi della Vita in un'infinità di forme.

Tutto è Vita, che può esprimersi come vibrazione, coscienza, informazione, energia, materia... Il che non è che una "estensione" della celebre formula di Einstein: E=mc2 ("m" è massa, e "c" è la velocità della luce). Massa ed energia non sono che la stessa e unica realtà, seppure in "condizioni" differenti. A ragione diceva Max Planck, il padre della fisica quantica e premio Nobel per la Fisica nel 1918, che "la materia in quanto tale non esiste"!

La vita non è qualcosa che abbiamo, ma quello che siamo. Quello che abbiamo, possiamo perderlo; quello che siamo, rimane.

Nello stesso modo, la mia identità reale non è l'io, come la mente credeva, ma -un altro nome della Vita- la Coscienza che mi percepisce. Non sono nulla di quanto posso osservare, ma Ciò che osserva. Per chi veramente sono -la Coscienza-, l'io -la struttura psicosomatica, l'organismo corpo-mente- non è altro che un oggetto nel quale, in una forma transitoria, si esprime la Coscienza che sono.

In un altro quadro di riferimento, all'interno di altre categorie culturali e religiose, la fede cristiana nella risurrezione viene ad affermare, in fondo, la stessa cosa. La risurrezione di Gesú è la proclamazione irrefrenabile del fatto che la morte non è che un "passaggio" in cui, paradossalmente, ci risvegliamo alla Vita che siamo. Né l'apparente fallimento, né la tortura, né la morte, né l'angoscia della croce hanno l'ultima parola. La Vita che siamo non muore mai.

Non è necessario, quindi, aspettare la morte fisica per morire, nemmeno per risuscitare. Se vogliamo vivere da risorti -come visse Gesú, che arrivò ad affermare: "Io sono la risurrezione e la vita", dobbiamo capire la verità su chi siamo. Nella misura in cui capiamo questo, smettiamo di vivere per l'io -man mano moriamo ad esso- e ci ancoriamo alla nostra vera identità: la Coscienza illimitata e condivisa.

In questo modo, ci sentiamo connessi alla Fonte di tutto ciò che è, e alla Vita che siamo. In questo consistono la saggezza e la liberazione: nella connessione cosciente al Mistero della Vita, a Dio, senza alcun tipo di separazione o distanza; senza cuciture.

Ed è da qui che possiamo tornare al racconto del vangelo di Giovanni. Si tratta di un testo profondamente elaborato e carico di simbolismo. In realtà, i cosiddetti "racconti di apparizioni" sono, fondamentalmente, delle catechesi intorno alla risurrezione e a Gesú vincitore sulla morte.

Maria di Màgdala è un simbolo di quella comunità che si muoveva tra la luce e il buio. Vive ancora intorno al sepolcro (morte); perciò "era ancora buio". Ma, allo stesso tempo, cominciava a farsi giorno ("di buon mattino") e "la pietra era stata ribaltata" (la pietra del dubbio e della rassegnazione fatalistica). Tutto sembra annunciare qualcosa di definitivamente nuovo: è "il giorno dopo il sabato", il primo giorno della settimana; si tratta nientemeno che di una nuova creazione.

Nella tradizione cristiana la risurrezione è stata presentata come una "nuova creazione" portata a compimento dal potere di Dio, che agisce sulla morte come aveva agito, secondo il racconto della Genesi, sulla creazione del mondo. A un livello di coscienza in cui l'identità si riduce all'io e in una concezione lineare della storia, non lo si poteva esprimere in un altro modo: la vita è qualcosa che ci aspetta piú in là, nel futuro, dopo la morte, grazie ad un nuovo intervento di Dio.

A un livello di coscienza transpersonale e in un modello non duale di cognizione, si rende evidente questa affermazione: Tutto è Adesso. Adesso è la Vita, Adesso è la "risurrezione"..., anche se non l'abbiamo ancora scoperto. Ma basta far tacere la mente per, almeno, scorgere che Tutto è.

La mente rimane nelle "forme", e ne fa una lettura in cui si aspetta un futuro migliore. Ma siamo ormai consapevoli anche del fatto che a desiderare il futuro è solo l'ego, e ciò per una doppia ragione: perché nel presente scompare e perché, vuoto com'è, sogna un futuro immaginato nel quale poter appagare finalmente la sua inerente insoddisfazione.

L'ego corre, come i discepoli, pensando che in futuro si sentirà meglio. Spesso corre cosí veloce che non può notare altro che non siano le sue proprie aspettative (o le sue proprie credenze). In certe occasioni, gli sembra di ricevere la grazia di poter vedere "le bende" e di vedere attraverso esse.

In realtà, per chi sta attento, tutto sono "bende", segni, segnali, aperture, spiragli, fessure, crepe attraverso le quali riesce a penetrare la Vita. Tutto può divenire un'opportunità per risvegliarci a chi veramente siamo e per riconoscerci connessi alla Vita.

Ma, in genere, per poter vedere il significato che le "bende" contengono, si richiede attenzione. Un'attenzione che ci fa stare nel momento presente e fa tacere il parlottio mentale. In questo Silenzio, potrà svelarsi davanti ai nostri occhi la Presenza e potremo riconoscerci come la Coscienza che siamo e che si dispiega temporaneamente attraverso quello che chiamiamo "le nostre storie personali".

Qualsiasi sia la storia o il "ruolo" che ci è stato assegnato, la chiave sta nell'aprirci alla nostra vera identità transmentale e rimanere connessi coscientemente ad essa e alla Vita. È questo vivere da risorti.

 

Traducción de Teresa Albasini Legaz

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