NOSTALGIA D’ETERNIDAD
José Antonio PagolaQuando ci rendiamo conto che gli anni deteriorano la nostra salute e che anche noi ci avviciniamo alla fine dei nostri giorni, qualcosa si rivela dentro di noi. Perché si deve morire, se nel profondo del nostro essere qualcosa ci dice che siamo fatti per vivere?
Il fatto che la nostra vita si deteriora costantemente giorno dopo giorno, fa nascere in noi un sentimento d’impotenza e di pena. La vita dovrebbe essere più bella per tutti, più gioiosa, più lunga. In fondo, tutti desideriamo una vita felice ed eterna.
L’essere umano ha sempre sentito la nostalgia dell’eternità. Ci sono i poeti di tutti i popoli che cantano quanto è fugace la vita, o i grandi artisti che vogliono lasciare un’opera immortale per la posterità o, semplicemente, i genitori che vogliono perpetuarsi nei loro figli più amati.
Apparentemente, le cose sono cambiate. Gli artisti affermano di non pretendere di lavorare per l’immortalità, ma solo per il loro tempo. La vita cambia in maniera così vertiginosa che i padri fanno fatica a riconoscere i propri figli. La nostalgia d’eternità però, è sempre viva, tot i manifestarci di maniera più ingenua.
Oggi si vorrebbe fermare il tempo rendendo culto a quanto è giovane. L’uomo moderno non crede nell’eternità, perciò vorrebbe eternizzare il tempo privilegiato della sua vita attuale. Non è difficile di vedere come l’orrore d’invecchiare e il desiderio d’aggrapparsi alla gioventù portano a volte a comportamenti quasi ridicoli.
A volte, si deridono i credenti, dicendo che, davanti al timore della morte, inventano un cielo per proiettare i loro desideri d’eternità. Quasi nessuno critica quel neoromanticismo moderno di quelli che, incoscientemente, vorrebbero istallarsi in un’ «eterna gioventù».
Quando l’essere umano cerca l’eternità, non pensa a stabilirsi sulla terra in un modo più o meno confortevole per prolungare la sua vita il più possibile. Quel che desidera non è perpetuare per sempre quell’insieme di gioia e sofferenza, successi e delusioni che già conosce, ma trovare una vita di qualità definitiva che risponda in pienezza alla sua sete di felicità.
L’Evangelo ci invita a «darci da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna». Il credente si preoccupa di alimentare quello che in lui è eterno, radicando la vita in un Dio che vive per sempre e in un amore che è più forte della morte.
José Antonio Pagola
Traduzione: Mercedes Cerezo
Publicado en www.gruposdejesus.com