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Fecha de Creación (Inicio - Fin)

-

TUTTI SIAMO GESÚ

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Mt 16, 13-20

Essendo giunto Gesú nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?" Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti." Disse loro: "Voi chi dite che io sia?" Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente." E Gesú: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli." Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

*****

Nei vangeli sinottici, questa domanda circa l'identità di Gesú occupa un luogo rilevante. Questi ci offrono le risposte della gente -che considera Gesú un maestro, in linea con i grandi profeti del suo popolo- e della comunità dei discepoli, personificati in Pietro, per i quali Gesú è il "Messia" (Cristo) atteso dal giudaismo e il "Figlio di Dio".
In realtà, la domanda sull'identità è la piú importante di quante possiamo farci: Chi sono io? A un punto tale che dalla risposta adeguata dipende che viviamo nella luce e liberi da sofferenza. Al contrario, ogni volta che rimaniamo in qualunque tipo di sofferenza è segno che stiamo rispondendo in un modo sbagliato -anche se è inconsapevole- a questa domanda.
Alla domanda "chi sono io?" si può rispondere da un duplice piano: sul piano relativo, la risposta è riduttiva, poiché parte dalla premessa erronea che siamo individui separati; sul piano assoluto, invece, esiste una sola risposta identica per tutti gli esseri, giacché -non può essere diversamente- tutti condividiamo lo stesso e unico Fondo o nucleo che costituisce tutto ciò che è.
Se questo lo applichiamo a Gesú, le due risposte che compaiono nel testo si mantengono sul livello relativo: per il suo popolo, egli è un profeta; per Pietro, il Messia e Figlio di Dio.
Appare chiaro che la risposta di Pietro rispecchia la fede della prima comunità di Matteo. E comunque per un ebreo l'espressione "Figlio di Dio" non aveva il significato che avrebbe acquisito posteriormente, a partire dal Concilio di Nicea, nel IV secolo. Con questa espressione, gli ebrei si riferivano a uno che, secondo loro, godeva una particolare intimità con Dio.
Dicevo che tutt'e due le risposte, per quanto possano sembrare azzeccate, si muovono sul piano relativo, su cui impera la mente e, di conseguenza, il modello mentale. Sappiamo che la mente è essenzialmente e inevitabilmente separatrice; tende a credere che le cose siano cosí come lei le percepisce, senza avvertire che la sua stessa percezione costituisce già un'interpretazione. Per cui si può affermare che -se situati sul piano assoluto- la mente ci inganna.
Cosa succede su quest'altro piano? Che la separazione su cui si basa tutto il discorso mentale è solo apparente. Il Reale è un'unità senza cuciture, nella quale tutto è inestricabilmente interrelazionato. Non possiamo parlare quindi di una qualunque cosa senza parlare del "tutto". Nello stesso modo in cui, quando si fissa l'attenzione sulla maglia di una rete si sta vedendo la rete, e quando si osserva un'onda che emerge dall'oceano si sta vedendo acqua.
Veniamo alla questione dell'identità di Gesú. Chi sono io? Al di là della forma concreta, che viene percepita sul piano relativo, la risposta può essere soltanto una: lo stesso e unico Essere che ci costituisce tutti.
Su questo piano profondo, opera unicamente il modello non-duale di cognizione, che richiede di silenziare la mente per percepire, oltre le forme che non vengono negate, l'Unità maggiore in cui tutte sono abbracciate. (A chi fosse interessato/a ad approfondire questi due modi di cognizione, che si corrispondono con i due piani di cui parlavo, posso suggerire la lettura del mio libro: "Otro modo de ver, otro modo de vivir. Invitación a la no-dualidad", edito da Desclée De Brouwer).
La mente vede Gesú come qualcuno separato e, secondo la confessione cristiana, divinizzato. Dal modello non-duale, lo scopriamo come una forma squisita che prende il Mistero o Essere unico, che si manifesta in tutti gli esseri. Noi cristiani lo riconosciamo come uno "specchio" nitido che riflette la vera identità umana. Ma in nessun caso è un essere separato, poiché la separazione non è che una credenza della nostra mente. Per tutto questo, in un'espressione breve, si può affermare con verità che tutti siamo Gesú.

 

Enrique Martínez Lozano
Traduzione: Teresa Albasini
www.enriquemartinezlozano.com

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