UN MESSAGGIO PER RICORDARCI CHE SIAMO VITA
Enrique Martínez LozanoMc 1, 1-8
Inizio del vangelo di Gesú Cristo, Figlio di Dio. Come è scritto nel profeta Isaia:
Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.
Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,
si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: "Dopo di me viene uno che è piú forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo."
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Nel vangelo di Marco non vi è alcun riferimento alla nascita e all'infanzia di Gesú. Dopo un titolo carico di senso, il racconto si apre con la figura del Battista, il quale, dopo aver evocato la profezia di Isaia -anche se, in realtà, poi si mescolano testi di Malachia (3,1) e dello stesso Isaia (40,3)-, viene presentato come messaggero o precursore.
La prima frase non è solo l'inizio, ma il titolo stesso del racconto. E comincia con una parola che, a chi conosceva la Bibbia ebraica, doveva risultare oltremodo evocatrice. "Inizio" o "principio" sembra fare riferimento all'inizio del libro della Genesi: "In principio Dio creò il cielo e la terra" (1,1). In questo modo cosí semplice, l'autore fa un cenno di complicità ai suoi lettori: Gesú è il vero inizio, con lui si opera la vera creazione.
In questo stesso titolo, l'evangelista rende evidente la fede della sua comunità in Gesú, "Cristo (o Messia), Figlio di Dio". Con il primo termine si fa allusione al compimento delle promesse messianiche nella persona del maestro di Nàzaret; con il secondo lo si riconosce nell'ambito della divinità, benché non si possa intendere nel senso forte che proclamerà il Concilio di Nicea.
Parallelamente, Marco sta inventando un nuovo genere letterario -il "vangelo"-, che, a partire da lui, alluderà agli scritti su Gesú. Fino a quel momento, il termine "vangelo" si riferiva a una "buona notizia", in particolar modo nel campo militare.
Dopo il titolo, l'autore inizia il racconto presentando la figura di Giovanni come "precursore" che accenna a, e indica, Gesú. Infatti lui appare vestito come il grande Elia (2 Re 1,8) ed il suo cibo è quello di un nomade.
Il deserto era un luogo carico di connotazioni per il popolo: luogo di prova e, al tempo stesso, di intimità con Dio, fu il cammino della liberazione, dall'Egitto alla Terra Promessa. Giovanni, nel deserto, annunzia il nuovo esodo, la liberazione che avrà luogo in Gesú: questa è l'immagine di sfondo con cui gioca il nostro autore (immagine, a proposito, che apparirà anche nel quarto vangelo).
Il battesimo era un rito di immersione, dotato di un simbolismo di morte/risurrezione che hanno conosciuto diverse religioni e che fa riferimento ad un cambiamento di stato. Nella prima comunità cristiana, lo stesso Paolo lo riprenderà quando parlerà della "vita nuova" in Cristo: "Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, cosí anche noi possiamo camminare in una vita nuova" (Rm 6,4).
Ma ciò che veramente importa all'evangelista è la proclamazione di Giovanni, il quale si riferisce a Gesú con una doppia espressione: colui al quale "non scioglie i legacci dei sandali" e colui che "battezza con lo Spirito Santo". Cosa significano queste parole?
Con la prima di queste espressioni, Marco presenta Gesú come lo sposo del nuovo popolo, dell'umanità. Il rito di "sciogliere i legacci dei sandali" -cosí com'è narrato nel Libro del Deuteronomio 25,5-10- richiama la "legge del levirato" -dal latino "levir", cognato-. Secondo questa legge, quando un uomo sposato moriva senza discendenza, suo fratello doveva sposare la vedova; nel caso in cui questi si rifiutasse, lei, in presenza degli anziani del popolo, "gli toglierà il sandalo dal piede e gli sputerà in faccia" (Dt 25,9).
Con questo sfondo, "non togliergli il sandalo" significa che Gesú è disposto a sposare il popolo. In questo modo, Marco lo presenta con una delle sue immagini preferite -lo sarà anche per il quarto vangelo-: quella dello sposo. Come i profeti cantavano Yhwh, che sposava il popolo per amore, cosí Marco mostra Gesú quale nuovo sposo del nuovo popolo.
Con la seconda espressione, si riassume la missione di Gesú. Come sopra accennato, il battesimo con acqua realizzato da Giovanni era un gesto simbolico della nuova nascita: nello stesso modo in cui la persona si immerge nell'acqua e ne esce pulita, chi si battezzava manifestava la sua disposizione a "morire" al vecchio per "risuscitare" ad una vita nuova.
Ebbene, contrapponendolo a questa immagine, di Gesú si afferma che "battezzerà con lo Spirito Santo". Battezzare con lo Spirito Santo significa comunicare la stessa vita divina. E cosí viene meravigliosamente definita la sua missione, che il vangelo di Giovanni raccoglierà con parole simili: "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in pienezza" (Gv 10,10). La vita divina è la vita in pienezza.
Parlando con rigore, piú che "comunicare" vita, quello che Gesú ci apporta è lo scoprire che, come lui, siamo Vita.
Enrique Martínez Lozano
Traduzione: Teresa Albasini