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Libro de la biblia

* Cita biblica

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Fecha de Creación (Inicio - Fin)

-

ESISTE SOLO LA VITA

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Gv 20, 1-9

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesú amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!" Uscí allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse piú veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.

*****

Il simbolismo di questo testo, di una ricchezza straordinaria, comincia giocando con dei contrasti. Per colui che ha vissuto l'esperienza, si tratta del "primo giorno della settimana"; per Maria di Màgdala invece è ancora notte: "è buio". Sappiamo che per l'autore del quarto vangelo, la notte è sinonimo di oscurità, confusione, ignoranza; il "primo giorno" invece allude alla "nuova creazione".

All'oscurità di coloro che non l'hanno ancora sperimentato, i testimoni proclamano: Gesú è risuscitato e la sua risurrezione costituisce una "nuova creazione" del mondo, su fondamenta di vita e di certezza definitive.

Un contrasto simile è quello che mostra Maria in cammino verso il sepolcro -il "sepolcro" è il luogo della morte e dello sconforto-, quando la realtà è che "la pietra era stata ribaltata", vale a dire, la morte era stata vinta. Immagine che, tra le righe, ci suggerisce qualcosa di profondamente saggio: sotto ogni "pietra" che sembri schiacciarci, c'è vita che vuole risuscitare.

E ancor piú profondamente, non c'è nessuna "pietra": nulla è capace di schiacciare la vita. Qualunque "pietra" che la nostra mente possa immaginare è già stata "ribaltata": ciò che siamo è sempre in salvo; la vita non può essere sconfitta.

Ma Maria continua a "non vedere" -non vede oltre il Gesú morto- e ricorre ad una spiegazione "razionale": "L'hanno portato via". Comunque, non smette di cercare, si mette a correre... e contagia i discepoli nella sua stessa ricerca, pure se anche questi non pensano che al "sepolcro", ovvero alla morte, quale finale.

Prosegue il simbolismo: quello che vedono non è il Risorto, ma "bende" e "sudario". Ma sia le bende che il sudario non sono elementi che "producano" per sé stessi la fede nella risurrezione: è quello che succede a Pietro. Si richiede un modo di "vedere" che vada oltre la materialità, o meglio, che sappia scoprire nel materiale la Presenza immateriale che tutto occupa dando vita ad ogni cosa.

Chi è capace di "vedere" in questo modo è "l'altro discepolo, quello che Gesú amava". Si tratta del "discepolo amato" che, nel quarto vangelo, diventa immagine del vero discepolo.

Sul piano simbolico, è indubbio che l'amore -che "corre" piú veloce dell'autorità- rende capaci di vedere. Vengono in mente parole come quelle di Pascal: "Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce"; o quelle del Piccolo Principe, di Antoine de Saint-Exupéry: "Si vede bene solo col cuore: l'essenziale è invisibile agli occhi". Poiché l'amore, per la sua propria struttura integratrice e unificatrice, ci fa scoprire la dimensione piú profonda del reale che, altrimenti, ci sfugge.

Il racconto, dunque, è una catechesi: tutto un invito a sapere guardare con il cuore per potere scoprire, nelle "bende" che ci circondano, il Risorto, la Presenza di Ciò Che È.

"Bende" sono ogni desiderio di superamento; la voglia che abbiamo di essere migliori; l'anelito di vivere; l'amore agli altri e la capacità di perdono; l'anelito di pienezza; la bellezza che ci circonda; l'esperienza della gioia; la speranza mantenuta, in mezzo alla sofferenza; il silenzio; l'esperienza del Presente; la preghiera; l'incontro personale; l'esperienza di essere trasformati; l'Eucaristia condivisa...

Quel che succede è che la mente duale non sa cosa farsene di queste "bende". Le vede solo come "oggetti" separati, realtà isolate, dovuto alla sua propria incapacità di percepire l'Unità di tutto.

Bisogna far tacere la mente, per poter vedere "al di là" (al di qua) e cosí accedere a quell'esperienza transpersonale che i discepoli vissero e ci comunicarono, con le categorie proprie del loro "idioma" culturale. Esperienza che si può riassumere in un'affermazione: la vita non è "qualcosa" che abbiamo e possiamo perdere; siamo vita e l'inganno radicale consiste nel crederci separati o staccati da questa. Non siamo un io particolare che ha vita; siamo la Vita che si esprime temporaneamente nella forma di questo io particolare.

 

Enrique Martínez Lozano

www.enriquemartinezlozano.com

Traduzione: Teresa Albasini

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